Panuozzo. All you need is love
PROLOGO
Ho una tuta mimetica, faccio il passo del giaguaro sotto il fuoco incrociato delle recensioni sulle nuovissime pizzerie a Roma. Fuoco nemico e fuoco amico. Gli spari arrivano da qualsiasi direzione che mi passa la voglia di andare a mangiare un pizza. É come nel caso di un bestseller che tutti ti consigliano di leggere, passa del tempo, il libro vende milioni di copie, e tu nel 2011 devi ancora leggere IO UCCIDO di Giorgio Faletti.
Per me é sempre l’ora del panuozzo, compagno ideale ed indispensabile su un’isola deserta.
Venderei il mio uomo per una fornitura a vita di panuozzo e se lui facesse lo stesso con me, vorrebbe dire che é amore vero.
Per chi non lo sapesse il panuozzo nasce a Gragnano ha l’aspetto di un pezzo di pane formato famiglia, realizzato con stesso impasto della pizza, cotto rigorosamente in forno a legna e farcito in diversi modi.
Il mio primo incontro con il panuozzo é stato all’università, grazie alle gemelle di Gragnano del secondo banco con cui mi ero messa in affari: appunti scritti per panuozzi fritti.
Terminata l’università ho cercato il panuozzo a Roma, come Indiana Jones cerca il Santo Graal nell’ ultima crociata. Poi un pellegrino mi ha indicato la giusta via così ho trovato la mia mecca.
Il cuore di Napoli, in via Cernaia a due passi dalla stazione Termini.
Il Cuore di Napoli é un posto, come potrei definirlo? vediamo, normale.
Una specie di casetta in canadà, mattoncini rossi alle pareti, tovaglie blu cielo come quello di Napoli, forse un tempo, e foto, diciamo di famiglia (Pino Daniele, Totò, Beppe Vessicchio).
Non so chi ci sia in cucina, né chi faccia la pizza ma mi arrivano velocemente al tavolo, un fritto misto napoletano ben fatto, un panuozzo fuori misura con la parmigiana di melanzane e una margherita dal bordo ben cotto con tante fette di fiordilatte e un foglione di basilico. Lo ammetto, mi sono voluta far del male con la parmigiana ma ci sono diversi gusti fra cui scegliere a partire dal tradizionale, salsiccia e friarielli.
Per la carta dei vini e delle birre non so che dirvi, io ordino una nastro azzurro da 66 cl, bella fresca.
Il Cuore di Napoli è una pizzeria ma anche un ristorante quindi il menu va ben oltre la pizza.
Non so darvi garanzie su tutti i piatti alla carta ma mi sono ripromessa di tornare per provare altre cose, magari un primo, un secondo o un piatto con l’asterisco.
Si, ci sono i piatti con l’asterisco. Ma di questi tempi mi spaventa molto di più il crescere del numero di posti che non ne hanno nessuno in menu. Si, metto in dubbio la veridicità di qualcuno.
Se avesse aperto oggi, Il Cuore di Napoli con molta probabilità avrebbe chiuso dopo poco, schiacciato dalle critiche dei cani arrabbiati del web. Sarebbe stato accusato di non aver un food-concept luccicante , di non essere in linea con i food-trend del momento e di tantissime altre “ninnolate” che spesso hanno poco a che fare con il cibo.
Mi piace pensare a questo posto come un luogo per nutrirsi, nutrirsi bene sia chiaro, e stare insieme.
Potremmo provare qualche volta a ridurre l’esperienza gastronomica ad un semplice “ a me é piaciuto, a me no” senza doverlo per forza portare sul piano dell’ “io ti rovino”.
I gusti sono diversi, ma ben venga. Dopo questo post, potrei tornare lì ed incappare in una giornata no.
Il cuore di Napoli non “é il posto di…” ci si va dopo il cinema, ci si va in famiglia, al primo appuntamento per tenersi low profile nel caso si faccia alla romana come no.
Con l’uomo di una vita:
“Sono distrutta, non ce la faccio a cucinare niente, ci facciamo una pizza?”
“ Carla, ti amo, ma non ho resistito, ti ho venduta ai Fooders per un panuozzo”
“Ti amo, anche io”